venerdì 15 dicembre 2017

Kilimangiaro.

09-12-2017
Del gruppo siamo rimasti solo io, Brendan, l' Americano che vive a Napoli e l' adorabile coppia norvegese: lei bionda, occhi azzuri, viso appuntito, labbra fini e sempre serrate, sembra molto austera ma è in realtà simpaticissima, riesco a comunicare abbastanza con lei perchè anche per loro l' inglese non è la lingua madre . Rohit ha origini indiane (credo), è bello, scuro, barbuto, occhi profondi e sorriso raro ma luminoso, un ragazzo brillante. La prima mattina libera , in realtà ci sono anche i due ragazzi australiani Oscar , timido e sbarbatello e Charlie, intrarpendente e dolcissimo. Ci facciamo portare ad  Kikuletwa Hotsprings , 30 ' da Moshi, passiamo attraverso il mercato locale e poi su strade bianche circondate da alberi spogli, casette di fango, caprette, asinelli, bambini, masai...uno spettacolo!
Quella dove ci stiamo recando è una riserva naturale, piscine naturali di acqua tiepida in mezzo ad altissimi alberi verdi e liane da usare per tuffarsi. I ragazzi impazziscono, iniziano acrobazie acquatiche e risate mentre io... ho ovviamente le mie cose (che viaggio avventuroso sarebbe senza?!) che nella giornata di ieri si sono unite al malessere generico... il mio corpo sta buttando fuori ora ciò che per mesi ha trattenuto per via della tensione.
Non mi perdo d' animo, mi guardo intorno e leggo, su un bancheto in mezzo al nulla " Specialist in massage, expert in reflexology, etc.." mi avvicino per parlare con una ragazza paffutella vestita di blu, contrattiamo, 11 euro per un ora di massaggi, è andata.
Alla fine tutti noi abbiamo goduto a pieno di questa mattinata.
Pomeriggio e sera riposo e preparo la valigia, la mia testa inizia a rielaborare quest' ultima settimana ed il pensiero che maggiormente mi accompagna è che il Kilimangiaro non è una montagna da scalare , è un paese da scoprire , è la natura che dà da vivere ad un intera popolazione. E' acqua , è fuoco, è aria...è terra da calpestare e sulla quale coltivare banane e caffè, è una scuola in cui impari a fare da guida ambientale e fai di questo un mestiere, è una bandiera che sventola fieramente su hotel creati per i suoi avventurieri, nelle maglie delle miriadi di persone che attorno ci hanno creato un onesto business!
Non è una meta turistica pompata per la mera vendita, anzi, per quanto è bella , non è abbastanza conosciuta, per lo meno in Italia, o forse in Sardegna.
Il popolo tanzano è fatto di uomini e donne lavoratori per eccellenza , tutti preparatissimi ed altrettanto umili. Hanno moltissimo da insegnarci sul turismo; Sono persone che arrivano ai 6000 mt due volte al mese e che quando accompagnano te, sprovveduto trekker di collina, ci mettono il tuo stesso entusiasmo.
Per questo dedico quest' ultima mattina al "Tour del caffè", voglio vedere come gestiscono quest' altro loro importante prodotto. Anche in questo caso non resto delusa.
Ci inoltriamo nella foresta su un comodo furgoncino, passiamo accanto a case e chiese brulicanti di grandi e piccini colorati ed eleganti, è domenica, giorno di festa.
Parcheggiamo in una distesa di fango e ci viene incontro un super sorridente ragazzo con lunghi dred: "Karibo, venite vi mostro la mia casa" (ovviamente il tutto in un impeccabile inglese). La sua è una casetta di fango e mattoni con dentro 3 o 4 bambini dalle simpatiche voci squillanti, musica di sottofondo.
Oscar, è il nome del ragazzo, indicando una porticina azzurra di una minuscola casetta incalza "quello è l' internet caffè, nel caso vogliate inviare una mail o un fax..."risate, è l' ennesima latrina.
Ci fa accomodare in una veranda "Jamaican Style"ed inizia a raccontare di come suo nonno iniziò a coltivare in quel pezzo di foresta il caffè, qualità arabica...ci mostra tutto il processo, dalla cura delle piante, la raccolta delle bacche, la tostatura,lo smistamento fino ad arrivare alla macinazione, rigorosamente fatta mano tramite un gigante bastone sbattuto ritmicamente dentro un conico contenitore in legno. Ci fa provare , è pesante ma loro accompagnano anche questa fatica con balletti e cori...anche in questo caso il lavoro si trasforma in festa!
Il nostro caffè è pronto, versa la polvere in acqua bollente , la rifiltra e ce ne versa una tazza, è buonissimo. Passiamo un' oretta a bere caffè e conversare con questo ragazzo e la sua famiglia. Prima di andare via non possiamo non acquistare i loro prodotti, senza nessuna pressione da parte loro che si limitano a chiederci di fargli pubblicità (oscar.njau@gmail.com) Un' altra lezione di marketing ed economica turistica.
Ormai è giunta l' ora della partenza . Fino a Nairobi viaggio con Brendan, parliamo lentamente, vogliamo trasmetterci emozioni e sensazioni di questa esperienza , io ho una strana sensazione...non sento troppa tristezza o malinconia nel salutare l' Africa, è come se avessi la certezza che un giorno tornerò , è un arrivederci e non un addio ed anche lui la pensa come me.
In questo viaggio ho scalato diverse montagne: quella della lingua: non è stato semplice passare 10 giorni con persone che comunicavano tra loro e non poter intervenire , essere sempre attenta osservatrice di mille dinamiche senza mai parteciparvi, cercare di comunicare con il solo sguardo con un sacco di persone con le quali invece avrei voluto parlare, parlare e parlare ancora...
La montagna del cibo: mi sono ovviamente adeguata ad un alimentazione più americana che locale, quindi porridge a colazione , the ad accompagnare ogni pasto, noccioline al posto del pane...
La montagna del freddo: non lo resisto ma ci ho convissuto, abbiamo trovato un accordo, io ho cercato di sopportarlo e lui di non attanagliarmi.
La montagna dell' igiene: non vedere una doccia, un bidet, una lavata di mani per 8 giorni, camminando 6 ore al giorno, non è stato semplice , la paura di beccare qualcosa, l' odore sugli indumenti... tutto comunque superabilissimo...
La montagna della montagna: questa è stata la cosa più divertente, ho provato strade diverse, con climi diversi, salite e discese e ho scoperto che, qualsiasi salita, pole pole, si affronta ma è alla discesa che bisogna stare attenti. Quando pensi di aver raggiunto la vetta e ti lasci andare, è li che invece devi prestare attenzione...
Il Kilimangiaro è una filosofia di vita, chi lo vive è un principe di lealtà e passione, noi possiamo avvicinarci e farne la conoscenza ma sarà lui e la sua gente a scalare noi.





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